TERRA DI SICILIA

Territorio

La Sicilia è una regione autonoma a statuto speciale, facente parte dell'Italia insulare.

Sicilia vista dal satellite

È la regione più estesa d'Italia nonché la più estesa isola del Mar Mediterraneo, la settima d'Europa, la quarantacinquesima del mondo.

Ha come capoluogo Palermo ed è abitata da 5 milioni di persone, ciò la rende, nonostante le grandi dimensioni, l'isola più densamente popolata del mediterraneo dopo Malta. È una delle mete turistiche più importanti d'Italia e nel Settecento era l'ultima tappa del Grand Tour, il viaggio che i giovani aristocratici inglesi compivano in Europa per istruirsi.

Siracusa è la provincia più a sud della costa orientale, già definita da Cicerone "la più grande e bella di tutte le città greche" dal 2005 assieme alla necropoli rupestre di Pantalica è stata dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Il nome Siracusa deriva dal siculo Syraka (abbondanza d'acqua), per la presenza di molti corsi d'acqua e di una zona paludosa. Sia in greco che in latino è al plurale, Siracusae, perché la città fondata da Archia, un nobile di Corinto nel 733 a.C. divenne in pochi anni la Pentàpoli in quanto al nucleo originale, costituito sull’isola di Ortigia si aggiunsero, man mano, altri quattro nuclei: Acradina, Tiche, Neàpolis ed Epipoli.

CiceroneCosì la descrisse Cicerone:
« Avete spesso sentito dire che Siracusa è la più grande città greca, e la più bella di tutte. La sua fama non è usurpata: occupa una posizione molto forte, e inoltre bellissima da qualsiasi direzione vi si arrivi, sia per terra che per mare, e possiede due porti quasi racchiusi e abbracciati dagli edifici della città. Questi porti hanno ingressi diversi, ma che si congiungono e confluiscono all'altra estremità. Nel punto di contatto, la parte della città chiamata l'isola, separata da un braccio di mare, è però riunita e collegata al resto da uno stretto ponte. La città è così grande da essere considerata come l'unione di quattro città, e grandissime: una di queste è la già ricordata "isola", che, cinta dai due porti, si spinge fino all'apertura che da accesso ad entrambi.
Nell'isola è la reggia che appartenne a Ierone II, ora utilizzata dai pretori, e vi sono molti templi, tra i quali però i più importanti sono di gran lunga quello di Diana e quello di Minerva, ricco di opere d'arte prima dell'arrivo di Verre.
All'estremità dell'isola è una sorgente di acqua dolce, chiamata Aretusa, di straordinaria abbondanza, ricolma di pesci, che sarebbe completamente ricoperta dal mare, se non lo impedisse una diga di pietra.
L'altra città è chiamata Acradina, dove è un grandissimo Foro, bellissimi portici, un pritaneo ricco di opere d'arte, un'amplissima curia
e un notevole tempio di Giove Olimpio; il resto della città, che è occupato da edifici privati, è diviso per tutta la sua lunghezza da una larga via, tagliata da molte vie trasversali.
La terza città, chiamata Tycha perché in essa era un antico tempio della Fortuna, contiene un amplissimo ginnasio e molti templi: si tratta di un quartiere molto ricercato e con molte abitazioni.
La quarta viene chiamata Neapolis (città nuova), perché costruita per ultima: nella parte più alta di essa è un grandissimo teatro, e inoltre due importanti templi, di Cerere e di Libera, e la statua di Apollo chiamata Temenite, molto bella e grande, che Verre, se avesse potuto, non avrebbe esitato a portar via. »

Clima

Il clima di Siracusa è prevalentemente umido, sia per la presenza del mare che per la dominanza di correnti umide.

girasole siracusa

Ad inverni miti si alternano estati calde e prive di precipitazioni.

Temperature Massime °C

16----->38

Temperature Minime °C

7 ----->20

Vini & Prodotti Tipici

La qualità dei prodotti di madre natura rappresentano il "fiore all'occhiello" dell'economia siracusana, come si desume dalle certificazioni ed attestazioni di qualità conferite sia a livello nazionale che europeo.

Tra questi si ricordano:
arance rosseL'Arancia Rossa di Sicilia (I.G.P.), prodotta nel territorio dei seguenti comuni: Francofonte, Lentini, Carlentini, Buccheri, Melilli, Augusta, Priolo Gargallo, Siracusa, Floridia, Solarino, Sortino e Noto. Le arance rosse contengono le antocianine, che conferiscono alle arance il caratteristico colore rosso più o meno intenso a seconda della varietà, del grado di maturazione e delle condizioni pedoclimatiche.

 

L'olio d'oliva Monti Iblei (D.O.P.), prodotto nelle zone Val Tellaro, Val d'Anapo; olio dall'aspetto limpido con media intensità di fruttato, una punta di dolce ed una leggera sensazione di piccante. La coltivazione dell'olio in questa zona risale a tempi remoti quando l'olio veniva utilizzato come moneta pregiata per gli scambi commerciali.oliva sicilia

 

 

Il Pomodoro di Pachino (I.G.P.), tra cui il famoso "ciliegino", caratteristico per l'aspetto "a ciliegia" su un grappolo a spina di pesce, frutti piccoli e rotondi, dal colore brillante e il grado brix assai elevato. Viene apprezzato da fasce sempre più larghe di consumatori.ciliegino

 

 

Il Ragusano (D.O.P.), formaggio prodotto nei comuni di Noto, Palazzolo Acreide e Rosolini, e' uno dei formaggi piu' antichi dell'Isola e si pensa che il nome derivi dall'asciugatura a cavalcioni ("a cavaddu") di un'asse e dal nome della zona di produzione principe (Ragusa). Questo formaggio dal sapore amabile e peculiare e' stato oggetto sin dal XIV secolo di un fiorente commercio oltre i confini del Regno di Sicilia.

 

 

Il Limone di Siracusa (I.G.P.-P.T.N.), prodotto nei comuni di Augusta, Avola, Floridia, Melilli, Noto, Priolo Gargallo, Rosolini, Siracusa, Solarino, Sortino, conosciuto come il Femminello di Siracusa, presenta caratteri qualitativi di pregio riconosciuti ed apprezzati da oltre un secolo dai consumatori di tutto il mondo. Una succosità superiore al 30%.
La ricchezza di ghiandole oleifere e l'elevata qualità degli olii essenziali, la pezzatura medio grande omogenea, il colore e la finezza della grana della buccia, un alto contenuto in acido citrico ed elevata capacità produttiva ne fanno un primato ed una ragione di orgoglio. Sono questi gli ingredienti che portano il Limone di Siracusa a rappresentare, da solo, un quarto della produzione limonicola nazionale.limone sicilia

 

 

E infine i pregiati vini a denominazione di origine controllata (DOC): Eloro (Frappato, Nero d'Avola, Pachino, Pignatello, rosato e rosso). Moscato di Noto (liquoroso e spumante).  vini di sicilia

Ricette & Gastronomia

L'arte gastronomica siracusana risente della sua vicinanza al mare e dei prodotti della sua terra nati al calore del sole.

ricci siracusaPrevale quindi naturalmente, la cucina di mare. I piatti caratteristici del capoluogo sono gli spaghetti al nero di seppia, alla bottarga, ai frutti di mare, allo scoglio, con ragù di scampi, con acciughe e mollica tostata; ma anche il tonno con la cipolla, i tranci alla "matalotta", pesce spada "alla stimpirata", il polipo bollito, e la "ghiotta", ricca zuppa di mare.

Famosa anche la pasta fatta in casa, i cosidetti "cavateddi" conditi solitamente con sugo di maiale o con salse a base di noci e olive. Nelle zone montane invece spiccano i prodotti come la salsiccia artigianale di Palazzolo, prodotta da carni suine scelte o quella di Buccheri dove troviamo altresì trovano i rinomati salumi di cinghiale.

Tra i prodotti da forno si ricorda il pizzolo che è essenzialmente una pizza ripiena, presente anche nella versione dolce, ripieno di creme e marmellate, tipico della zona di Sortino.

Miele e mandorle sono tra i principali ingredienti della pasticceria siracusana. Così è la "giuggiulena", un torrone preparato con sesamo, miele e mandorle.

I Cannoli Siciliani e la Cassata sono tra i dolci più conosciuti al di fuori della Sicilia. Originari del Palermitano vengono ormai preparati in tutta l’isola. Le scorze si preparano con farina, cacao, burro, uova, zucchero ed un’aggiunta di Marsala. L’impasto ottenuto viene spianato, ritagliato in quadrati di 12 cm di lato ed avvolto in tubi che, tradizionalmente erano di canna, ora di latta, servono per friggere i cannoli. La ricotta setacciata ed unita allo zucchero, pistacchi, zuccata e cioccolato costituisce il ripieno. Il cannolo viene quindi decorato con scorzette di arancia candita e spolverato con zucchero a velo.

cannoli siciliani siracusaLa Cassata Siciliana ha subito la stessa evoluzione del cannolo e come questo è un dolce rinomato in tutta Italia. Il dolce è composto da uno strato esterno di pasta reale verde ed internamente alterna strati di pan di spagna e ricotta condita con zuccata e pezzetti di cioccolato. Esternamente viene guarnito con abbondante frutta candita. La Pasta Reale o Pasta di Mandorle è un dolce che risale al periodo della dominazione araba.

cassata siciliana siracusaÈ tradizionale anche la preparazione di pecorelle pasquali a base di pasta di mandorle che è anche, come già detto, uno degli ingredienti principali della cassata. L’impasto viene preparato con farina di mandorle, farina e zucchero e poi viene modellato nelle diverse forme con degli stampi. La forma finita viene quindi decorata con coloranti vegetali.

La “Frutta di Martorana” a base di pasta di mandorle prende il nome dalla chiesa palermitana dove anticamente veniva preparata e le forme, varie e colorate, della frutta siciliana. Si tratta di un dolce tradizionale di marzapane che è anche, al tempo stesso, un'espressione di antica arte popolare.

Il Torrone di Sicilia è un dolce diffuso in tutta l’isola anch’esso molto legato alle feste popolari. Originariamente il torrone veniva confezionato solo con mandorle, miele e semi di sesamo, attualmente esistono molte varietà. Gli ingredienti di base restano mandorle sgusciate, zucchero e succo di limone.frutta martorana siracusa

Un dolce tradizionale legato alla città di Siracusa è la Cuccìa, infatti, durante la carestia del 1646, giunse inaspettatamente una nave carica di frumento e questo avvenimento fu attribuito ad un miracolo di Santa Lucia. Da qui la tradizione, ogni 13 Dicembre, di consumare questo dolce a base di grano. I chicchi vengono lasciati per tre giorni in una pentola con l’acqua quindi cotti e mescolati con crema di ricotta o crema di latte, pezzetti di cioccolato e zuccata.

Il Gelato Siciliano è un prodotto isolano nato dalla pratica che avevano gli arabi nel conservare la neve nelle “nivere” e mescolarla con zucchero, succo di limone ed aromi di frutta per farne dei sorbetti. Dal cinquecento in poi l’arte della produzione dei gelati dalla Sicilia si diffuse in tutta Italia ed anche nelle nobili corti francesi. Oggi il prodotto viene consumato tutto l’anno e viene confezionato con svariati gusti.

Da gustare inoltre il latte di mandorla, marmellate di agrumi e di mele cotogne, granite al gusto di caffè, di limone, di mandorla tostata o bianca, di fragole o di gelsi neri.

Tra Mito e Storia

Alfeo e Aretusa

fonte aretusaLa leggenda della ninfa Aretusa e di Alfeo è sicuramente la più famosa ed affascinante di quelle legate alla città di Siracusa.
Aretusa era una ninfa del seguito della dea Diana, che trascorreva le sue giornate tra i boschi del Peloponneso, cacciando animali e raccogliendo fiori.
Un giorno incontrò il giovane Alfeo che se ne innamorò perdutamente. Aretusa, purtroppo per lui, non ricambiava lo stesso sentimento. Chiese quindi aiuto alla sua protettrice Diana per sfuggire alla insistente corte di Alfeo invocando di essere trasformata in sorgente in un luogo possibilmente molto lontano dalla Grecia. La Dea, la trasformò quindi in una sorgente dell'isola di Ortigiaa Siracusa . Alfeo, spinto dal suo grande amore, chiese aiuto agli Dei, che lo trasformarono in un fiume che, sotto il Mare Ionio e dal Peloponneso arrivò nel Porto grande di Siracusa, fino alla fonte unendosi alle acque della sua bella amata: Aretusa. Insieme vissero felici per sempre. La leggenda cerca di spiegare la eccezionale presenza di una fonte di acqua dolce proprio accanto l'acqua salata del porto Grande di Siracusa.

Archimede

Siracusa lega fortemente il suo nome ad Archimede, grande scienziato, matematico, fisico ed inventore. La sua fama giunge a noi attraverso storie, aneddoti, una grande storia tra mito e realtà. archimedeLa grandezza del suo genio trova conferma nelle macchine da guerra e congegni da lui inventate che consentirono nel 216 a.c. Siracusa a contrastare l'assedio dell'esercito romano comandato dal console Claudio Marcello. Macchine belliche composte da leve e puleggie che distruggevano le navi nemiche, catapulte che lanciavano massi pesantissimi, specchi ustori che concentrando i raggi solari riuscivano ad incendiare le navi. La grandezza del genio di Archimede ha ispirato numerose leggende sulla sua vita e perfino sulla sua morte. Il famoso "principio di Archimede" si narra che fu scoperto dall'eclettico scienziato mentre faceva il bagno in una vasca. Per la felicità della scoperta avrebbe urlato la famosa esclamazione εὕρηκα (héureka!, ho trovato!). Altra famosa frase celebre attribuita ad Archimede , entusiasmatosi per le possibilità offerte dalla nuova meccanica, è «datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo». Sulla sua morte si narra che un soldato, penetrato nella sua abitazione, non riconoscendo in quell'uomo lo scienziato che il generale romano Marcello voleva risparmiare, lo abbia ucciso proprio mentre il genio siracusano era impegnato in uno dei suoi studi. La leggenda ha tramandato ai posteri anche le ultime parole di Archimede, rivolte al soldato romano che stava per ucciderlo: «noli, obsecro, istum disturbare» (non rovinare, ti prego, questo disegno). A Siracusa nell'area archeologica, visibile transitando nei pressi di viale Teracati, è presente la tomba monumentale scavata nella roccia, chiamata "Tomba di Archimede", in cui si presuppone sia stato sepolto il grande matematico.

La Fonte Ciane

fonte cianeLa leggenda nasce dalla storia di Persefone, figlia di Zeus, rapita da Ade, dio degli Inferi, sbucato dal suo regno sotterraneo mentre la giovane era intenta a raccogliere fiori presso il lago di Pergusa. La ninfa Ciane fù l'unica che tentò, invano, di evitare il rapimento cercando di trattenerle Persefone mentre veniva trascinata negli Inferi. Questo tentativo provocò la collera di Ade che trasformò Ciane in una doppia sorgente dalle acque di colore turchino. Tragedia nella tragedia, la ninfa Ciane aveva un fidanzato di nome Anapo. Il giovane, vedendo la sorte della propria amata, prese una decisione estrema: si fece trasformare anch'esso (come Alfeo per Aretusa!) in un fiume. Da quel momento le acque del fiume Anapo e del fiume Ciane si unirono per sempre per gettarsi insieme nel mare del Porto Grande di Siracusa. Oltre ad una infelice storia d'amore, un'altra cosa accomuna Aretusa (la fonte) e Ciane (il fiume): le piante di papiro che rigogliose abitano le loro sponde, utilizzate dagli abili artigiani siracusani per realizzare pitture sulla carta inventata dagli Egizi.

Santa Lucia

Lucia Nacque a Siracusa sul finire del III secolo. La sua famiglia nobile e molto ricca è tra le più importanti della città. La sua vita è intessuta di elementi leggendari, che stanno a testimoniare la grande venerazione di cui la santa ha goduto e gode. La sua infanzia venne turbata prima dalla morte del padre e poi dalla malattia della madre che la portò a pronunciare voto di castità sul sepolcro di S. Agata a Catania. santa luciaLì, Dio le comunicò il progetto che aveva per lei: dedicare la vita ai poveri. Lucia obbedì: lasciò il fidanzato e distribuì le sue ricchezze ai più poveri, in giro per le catacombe, dove a quei tempi si rifugiavano i cristiani perseguitati. Secondo la leggenda, Lucia portava sul capo delle candele per avere le mani libere mentre percorreva le buie catacombe. Proprio l'ex promesso sposo, preso dalla rabbia, la denunciò, accusandola di essere cristiana. Lucia fu arrestata e sottoposta a diverse torture: secondo una leggenda ella si strappò gli occhi senza provare alcun dolore e li consegnò al carnefice su di un piatto. Successivamente una pugnalata alla gola mise fine alla sua vita. Le sue ossa non si trovano a Siracusa, perchè trafugate, ma a Venezia, dove furono recuperate ed ora conservate nella chiesa dedicata alla Santa. La sua festa cade il 13 dicembre. Prima dell'introduzione del calendario moderno, il 13 dicembre era il giorno del solstizio invernale, da cui il detto "S. Lucia: il giorno più corto che ci sia". Per questa ragione Santa Lucia è molto amata e molto attesa anche in Svezia, Norvegia e Danimarca, perchè la sua festa preannunciava l'arrivo dei mesi di luce, dopo il lungo inverno polare. La processione del pesante simulacro d'argento della Santa, a grandezza naturale, la raffigura con un mazzo di spighe in mano, la tazza con gli occhi e un pugnale conficcato in gola, riprendendo l'episodio del suo martirio. Tipico dolce della festa è la "cuccìa", minestra a base di frumento bollito. Il 20 dicembre, in occasione della processione per l'ottava di Santa Lucia, con il simulacro che dalla chiesa di S.Lucia torna alla cattedrale di piazza Duomo, Siracusa ospita "Lucia di Svezia", una giovane fanciulla svedese che in Svezia rappresenta Lucia, con il capo cinto di una corona di candele, come quelle di cui si narra nella sua leggenda.

Le Fanciulle Callipigie

callipigieQuesto mito narra di due fanciulle di rara bellezza, una bruna ed una bionda, figlie di un contadino, che disputavano tanto spesso sulla loro bellezza che un giorno si offrirono nude allo sguardo di un giovane, perchè esprimesse un giudizio. Il giovane finì per innamorarsi di una delle due e consigliò al proprio fratello l'altra. Il fratello accolse il consiglio e da allora vissero tutti e quattro felici e contenti, Quelle giovani donne sono ancora oggi conosciute con il nome di "Fanciulle callipigie", ovvero “dal bel sedere”. Il mito delle "Fanciulle callipigie" è raffigurato nella sala di rappresentanza del Municipio di Siracusa come uno dei quattro legati alla nostra Città.

 

 

La Pellegrina

Sul tratto di costa subito dopo l'ex minareto della Penisola Maddalena verso il faro di Murro di Porco troviamo la costa chiamata dai Siracusani come 'a Piddirina, la Pellegrina. Il nome si ricollega ad una leggenda di pescatori, secondo cui, un tempo, una giovane soleva incontrare l'innamorato, un giovane marinaio, tutte le notti di luna piena in una grotta posta in fondo ad una Cala della costa. grotta pillirinaLì avevano luogo i loro incontri amorosi fin quando, una notte, il marinaio non venne. La giovane non si diede per vinta e continuò a pellegrinare più e più volte nei dintorni della grotta, ma sempre aspettando invano. I pescatori raccontano che ancora oggi, nelle notti di luna piena, sia possibile vedere la povera Pellegrina nei pressi della grotta, mentre scruta trepidante l’orizzonte aspettando invano il suo giovane marinaio.

Feste & tradizioni

Le feste popolari più importanti della provincia siracusana sono quelle religiose.

S.Lucia 13 December 002La festa di Santa Lucia, il 13 dicembre, è certamente la più importante. La processione, alla quale i fedeli più devoti partecipano a piedi scalzi, parte dalla Cattedrale, il Duomo, e attraversando le vie della città arriva alla chiesa di Santa Lucia fuori le mura.
La processione è chiusa da un corteo di "Cavalieri" in abiti del '700, che fanno da cornice alla "Carrozza del Senato", splendido esempio dell'arte barocca siracusana.
Il simulacro rimane esposto nella chiesa di Piazza Santa Lucia per otto giorni.
Dopo questo periodo, appunto per "l'Ottava", una nuova processione riporta il simulacro al Duomo (festa del 20 Dicembre).

Tra le altre feste religiose segnaliamo la festa della Madonna delle Lacrime (29 agosto - 1 settembre): nel santuario della Madonna delle Lacrime si tengono i festeggiamenti in ricordo del miracolo del 1953 che vide un quadretto di gesso raffigurante la vergine Maria piangere lacrime ritenute umane.

La prima domenica di maggio abbiamo poi la festa di Santa Lucia delle quaglie che prende il nome da un evento storico del XVII secolo: Siracusa era afflitta da una forte carestia e mentre i fedeli portavano in processione il simulacro di Santa Lucia, invocandone la protezione, un volo di quaglie, proveniente dal porto, preannunciò l'arrivo di una nave carica di cereali e si gridò, quindi, al miracolo. Durante la festa, a ricordo dell'evento, tuttora vengono liberate delle quaglie.

Il 15 agosto si tiene la Festa dell'Assunta, con una suggestiva processione che si svolge in mare.

Tra i riti Pasquali da segnalare la suggestiva "Pace", l'incontro tra Gesù risorto e la Madonna, che si svolge a Noto la domenica di Pasqua.

A Natale d'obbligo è il cosidetto "giro dei sepolcri" tra le chiese di Siracusa ed Ortigia: usanza che consiste nel visitare gli altari allestiti nelle varie chiese della città, in cui viene esposta l’Eucarestia.Tradizione vuole che il giro dei Sepolcri comprenda un numero dispari di chiese tra un minimo di 5 (quanto le piaghe di Cristo) ed un massimo di 7 (quanto i dolori della Madonna).

Da non perdere poi gli appuntamenti "profani" : il Carnevale di Palazzolo Acreide, la festa della fragola a Cassibile (fine Aprile), il Medfest a Buccheri, festa medievale di grande richiamo turistico (fine Agosto), la festa del Mare a Portopalo di Capo Passero (Agosto), il Festival del Cinema di frontiera a Marzamemi(luglio/agosto), oltre il cartellone estivo che ogni anno viene allestito da Comune e Provincia di Siracusa.

Guarda tra gli eventi per non perderti gli appuntamenti del mese!

Musica e tradizione

Ciuri Ciuri: Çiuri, çiuri è una delle canzoni popolari siciliane più famose di sempre. L'autore dei testi è sconosciuto, mentre la musica fu scritta da Francesco Paolo Frontini nel 1883. Il titolo vuol dire "Fiori, fiori".

http://www.youtube.com/watch?v=ZyYEuFHrqq4

Vitti 'na crozza: Su un testo popolare di autore e data di compilazione anonimi, Franco Li Causi compose un testo musicale per adattare il testo a melodia che facesse parte della colonna sonora - in qualità di brano d'apertura - al film Il cammino della speranza del regista Pietro Germi. La versione di Li Causi era un canto di lavoro, dai toni lenti e cupi, aderenti alla cadenza poetica del testo. Lo stesso testo pervenne al Li Causi in recitato da un anziano minatore di Favara, tale Giuseppe Cibardo Bisaccia.

http://www.youtube.com/watch?v=3LZDDTPU5h8

E vui durmiti ancora: durante la 1° Guerra Mondiale, la cosidetta "Grande Guerra", un giovane soldato siciliano, al chiaror di luna, prese la sua chiatarra ed intonò una motivetto e ci cantò sopra. Si narra che perfino i terribili nemici sull'altro fronte, gli Austriani, rimasero rapiti dalla melodia soave e gli tributarono il loro apprezzamento: ovviamente non ne avevano capito le parole ed il senso, ma la musica supera ogni barriera ed arrivò a toccare il loro cuore. Questo racconto è legato alla poesia ..."E vui durmiti ancora!" scritta da Giovanni Formisano nel 1910 e che il musicista Gaetano Emanuel Calì trasformo in canzone.Tanti interpreti hanno cantano nei teatri e di fronte alle platee di tutto il mondo questa bellissima canzone siciliana dal maestro Calì fino allo showman Fiorello che lo ha riproposto nell'album Incanto del 2008 insieme al cantante Andrea Bocelli.

http://www.youtube.com/watch?v=ICFSOZYoDTc

http://www.youtube.com/watch?v=qZOddoTtnAQ

http://www.youtube.com/watch?v=45W1qESPhD8

Mi votu e mi rivotu: una delle canzoni d'amore più belle della musica popolare siciliana. Sconosciuto l'autore come per la maggior parte dei canti della tradizioni popolare, soprattutto se antico come questo. Tra gli interpreti più importanti di questa canzone spicca senz'altro Rosa Balistreri, anche se oggi molti artisti si sono cimentati nella reinterpretazione della canzone, spesso con notevoli risultati.

http://www.youtube.com/watch?v=Z3BAnhtAH1Q

http://www.youtube.com/watch?v=cMvWqg2WcEU

http://www.youtube.com/watch?v=wGedI9Mx2ck

 

Personaggi celebri

archimedeIl figlio illustre siracusano per eccellenza è certamente Archimede, il celeberrimo scienziato la cui storia si è unita indissolubilmente alla leggenda.

Ma non possiamo non ricordare i poeti Teocrito, Mosco, Epicarmo, Tommaso Gargallo, Filemone, Filemone il giovane, i filosofi Ecfanto di Siracusa, Iceta, Monimo gli storici Filisto e Antioco I.

Più recentemente a dare lustro alla città aretusea hanno contribuito il poeta Tommaso Gargallo (1760-1842), il grande scrittore Elio Vittorini (1907-1967) e l'attore teatrale Salvo Randone (1906 - 1991).

Ospiti illustri

ciceroneLa città di Siracusa è legata fortemente alle arti e alla cultura: oltre a dare i natali a celebri artisti, sin dall'antichità ha dato ospitalità ai più grandi poeti e scrittori, come Eschilo, Platone e Cicerone.

Spesso meta di pellegrinaggi fu visitata nell'età moderna da Caravaggio, Oscar Wilde, Sigmund Freud, Orazio Nelson, August von Platen, Maupassant, André Gide, Guglielmo II di Germania, Ernst Jünger.

Siracusa è stata anche una delle tappe del Grand Tour, un lungo viaggio nell'Europa continentale che, a partire dal XVII secolo, nobili ed artisti del nord Europa effettuavano per perfezionare la loro educazione; ricordiamo tra gli altri Richard de Saint-Non, Vivant Denon, Friedrich Adolf Riedesel, Jean Pierre Louis Laurent Hoüel.

Goethe decise invece di rinunciare alla visita perchè in città scoppiò la peste proprio mentre si trovava a Catania.

Aneddoti, storia e curiosità

Il Quartararu

L'antica arte del "quartararu" (“il lavoratore di argilla”) ormai è andata perduta. Egli si occupava infatti di fabbricare mattoni, tegole, “quartari” e molto altro ancora.

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Si trattava di un lavoro che la mattina iniziava molto presto, all’alba. La creta o argilla veniva impastata insieme a acqua, sale e sabbia e poi ci si metteva al lavoro per realizzare gli oggetti che venivano richiesti. Gli oggetti messi a punto con l’impiego dell’argilla venivano lasciati per alcuni giorni ad essiccare al sole e poi venivano messi nella fornace per essere cotti. La cottura durava una notte intera.nonno02

La quartara, il manufatto che veniva prodotto in maggiore quantità dal "quartararu". è un recipiente in terracotta, dalle antiche origini contadine, di medie dimensioni e fornito di due grossi manici nella parte superiore; molto simile ad una giara è stato per millenni utilizzato in Sicilia per trasportare e conservare acqua o vino. Una versione più piccola ma di forma simile veniva usata per tenere e rinfrescare l'acqua da bere; veniva chiamata u bummulu. Le quartare vengono oggi acquistate a scopo decorativo dell'arredamento di rustici e ville di campagna.nonno04

Con il passare del tempo alle quartare di terracotta si sono affiancate quelle in lamiera, più leggere e maneggevoli, ma, essendo meno indicate per l'uso con l'acqua, venivano invece spesso usate per l'olio. L'esterno della quartara è spesso tipicamente decorato, ma quelle per l'uso giornaliero venivano lasciate senza decorazione.

 
Nelle foto l'ultimo dei maestri "quartarari" di Siracusa,
Domenico Nicastro detto "Don Minicu".


Sarausa

Non è insolito sentire, in città, un settantenne/ottantenne chiamare “Sarausa” (Siracusa) l’isola di Ortigia! “Rumani ni viremu a Sarausa!” (Domani ci vediamo a Siracusa)!

SiracusaMa perché?
Perché fino a circa 60 anni fa, Siracusa era limitata all’ isola di Ortigia.
Quando iniziarono a sorgere gli altri quartieri, oltre il ponte Umbertino, questi non venivano ancora considerati come parti nuove della città ma come zone di campagna. D’altra parte, inizialmente, i nuovi quartieri non erano forniti di botteghe, banche, mercati, negozi di ogni genere e dunque era ad Ortigia che bisognava ritornare per spese e quant’altro.

Da questa realtà l’abitudine di considerare Siracusa solo l’isolotto! Adesso la città è molto più grande, è composta da sette quartieri e nuovi ne stanno sorgendo…eppure qualche anziano imperterrito e serafico si ostina a chiamare Ortigia, “Sarausa”!


L'orologio della chiesa dell'Immacolata

Una battuta tipicamente siracusana, che viene spesso usata per rimproverare la poca puntualità di una persona, fa riferimento all’orologio dell’antica chiesa dell’Immacolata che mai ha funzionato.

Al ritardatario di turno, pertanto, si dice con sarcasmo:”Tu sì precisu comu u ralogiu ra ‘Mmaculata!”. immacolata

Chiesa dell'ImmacolataLa chiesa dell'Immacolata si trova in Ortigia, in via Maestranza.

 


Facci rispirata

Sul lungomare di Ortigia si apre uno slargo denominato “Belvedere S. Giacomo” da cui si gode un magnifico panorama del mare.

san giacomoUn tempo questo slargo veniva chiamato “facci rispirata” (faccia disperata) in riferimento ai visi preoccupati delle mogli dei pescatori che da qui,nei giorni di burrasca, attendevano ansiose il ritorno dei loro mariti.


Casa cu n’occhio

L’antico carcere cittadino, sito nell’isola di Ortigia e risalente al periodo borbonico, viene comunemente chiamato “casa cu n’occhio” perché sopra l’arco del portone d’ingresso è scolpito un occhio.

carcere borbonicoL’occhio, simbolicamente, rappresenta la giustizia che osserva e giudica le azioni dell’uomo.

Il carcere è stato utilizzato fino a qualche decennio fa, adesso è in disuso in attesa di essere restaurato e destinato probabilmente a finalità culturali.

“A casa cu n’occhiu” è situato nei pressi del mercato rionale dove è tipico e caratteristico che i venditori attirino i clienti urlando a gran voce la bontà dei loro prodotti oppure eccezionali sconti o offerte speciali; questo modo di procacciare la clientela, in siciliano, si dice “banniata”.
Capitava di frequente che un familiare “comunicasse” con il parente detenuto utilizzando la “banniata” e confondersi così con le “banniate” del mercato!

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